La ricostruzione della fiducia finanziaria

 

Di Carlo Pelanda

 

Dopo la riforma potrete tornare ad avere fiducia nella finanza e nei suoi prodotti perché saranno controllati. Questo è il messaggio sostanziale dato da Barack Obama nel suo pur roboante annuncio di rifondazione complessiva del sistema finanziario statunitense.

Funzionerà?

In generale l’intento riformatore di Obama non ha lo scopo di comprimere le operazioni finanziarie innovative. Queste, infatti, permettono il “capitale abbondante”. Per esempio, John va in banca ed ottiene un mutuo. Se la banca può vendere quel mutuo (cartolarizzarlo) ottiene capitale fresco, subito, per farne un secondo a Bob. Se si vieta tale operazione di finanza derivata Bob non riceverà il mutuo perché la banca non avrà i soldi. Quindi una regolazione equilibrata deve permettere la circolazione moltiplicata del capitale e non vietarla, ma rendendola certa e trasparente in tutti i suoi passaggi. E’ possibile ottenere tale risultato? Lo è se la vigilanza è affidata al soggetto giusto e se chi firma il contratto di mutuo ha una buona probabilità di ripagarlo. Nella proposta di Obama ci sono ambedue questi elementi. Il più importante è il rafforzamento dei poteri di vigilanza della Riserva federale e la loro estensione a tutto il ciclo bancario diretto ed indiretto. Sul lato dell’accesso al credito verranno aumentati i controlli. In generale, la riforma cercherà di impedire punti di incertezza o di opacità nell’intero ciclo finanziario, tecnico e di massa. E’ presto per dire quanto funzionerà, ma si può affermare che era assolutamente necessario annunciare una misura forte e credibile di riforma del sistema per chiudere sia la demonizzazione della finanza sia l’incertezza tecnica. Questa parte, più simbolica, certamente funzionerà perché Obama ha trasferito la sua enorme credibilità contingente presso la popolazione per dichiarare finita l’era della finanza cattiva. La gente gli crederà, penserà che le nuove regole renderanno buona la finanza stessa, il mercato specifico si rimetterà in moto e quello generale tornerà a vedere più soldi in circolazione. Ma tale beneficio non è senza prezzo. Per ottenere l’effetto di ricostruzione della fiducia, con un Parlamento dove la sinistra è in maggioranza, Obama ha annunciato la creazione di istituti di regolazione o sostegno economico di dubbia utilità, cioè per motivi che appaiono – commentando  a caldo – populistici. Per esempio ci sarà un supercomitato di supercontrollo complessivo che pare inutile se l’intento è di concentrare i poteri di vigilanza sulla Riserva federale. L’istituzione, poi, di un’autorità per il salvataggio di imprese in difficoltà lascia perplessi sia perché il governo ha già strumenti per fare tali azioni sia perché potrebbe essere una violazione del principio di concorrenza. Ma parliamoci francamente. Se il prezzo per avere il ritorno della fiducia nel mercato finanziario americano, pilastro di quello globale, è un po’ di populismo, il costo è molto inferiore al beneficio. Va bene così, nelle contingenze.